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Irrational Man - Recensione

16/12/2015 | Recensioni |
Irrational Man - Recensione

Woody e il senso della vita, Woody tra la vita e la morte, la menzogna e la verità, il caso e la giustizia, Woody e tutti i suoi temi più classici insomma, ancora una volta. Tra le tante sfumature di colore con cui questi temi sono stati declinati nei suoi numerosissimi film, questa è la volta del nero, anche se nascosto sotto la patina di commedia.
In questo caso a giocare con la sua partita con il beffardo destino è un professore di filosofia di nome Abe Lucas (Joaquin Phoenix) che si trova in un momento delicato, essendo incapace ormai di dare un senso alla sua vita o di trovare alcuna gioia in essa. Arrivato alla sua nuova destinazione professionale nel college della piccola città di Braylin, Abe si ritrova coinvolto con due donne: Rita Richards (Parker Posey), una professoressa solitaria che cerca in lui un’ancora di salvezza per il suo matrimonio infelice, e Jill Pollard (Emma Stone), la sua migliore studentessa che ben presto diviene sua amica e confidente. Jill ama il suo fidanzato ma è attratta anche dalla tormentata personalità e dal fascino maudit di Abe. Ma quando Jill prova a trasformare la sua amicizia con Abe in una relazione sentimentale, il professore la rifiuta.
Ma il caso cambia le cose quando i due si trovano in un ristorante ad ascoltare involontariamente la conversazione di una sconosciuta e ne restano coinvolti. Abe compie una scelta drastica, grazie alla quale riesce a tornare ad apprezzare nuovamente la sua vita. Ma la sua decisione innesca una serie di eventi che cambieranno per sempre la sua esistenza e quella di Jill e Rita.

Allen e la filosofia, un legame antico, sin dai tempi dei suoi primi film e dei suoi saggi (nel suo primo libro “Saperla lunga” il regista gli dedica un divertente capitolo, “La mia filosofia”, dove passa con impagabile ironia da Kierkegaard, a Cartesio, a Leibniz).
In Irrational Man (titolo altamente significativo) il grimaldello usato per scandagliare gli infiniti dubbi dell’uomo sul senso della vita è appunto la filosofia (non è un caso che il film si apra con una citazione kantiana). La convinzione del protagonista Abe del fatto che la filosofia non risponda a nessuna delle domande della vita reale è frutto della presa di coscienza (squisitamente alleniana) del dolore e della bruttezza dell’esistenza e delle debolezze della gente. Persone intrappolate in vite insoddisfacenti (come Rita la professoressa di scienze) e che vivono tra poche luci e molte ombre.
Abe ha qualcosa di profondamente sbagliato dentro di sé e la giovane studentessa Jill non tarda ad accorgersene. Ma ecco la svolta decisiva, l’evento che può cambiare le cose: una conversazione ascoltata per caso, altro tema già trattato dal cinema alleniano (Un’altra donna per citarne uno).
La decisione di 'agire' trasforma il protagonista da persona depressa e senza scopi in un uomo esuberante ed energico. Ma l’azione che Abe compie è irrazionale, un atto morale e ‘giusto’ solo a suo modo di vedere.
Come in Sogni e delitti e Match Point ecco tornare il dualismo delitto-castigo, ma anche quelle scelte morali che si intrecciano con i quesiti sentimentali. La differenza è che questa volta si gioca su un terreno diverso, quello della black comedy ambientata in un campus universitario di una piccola città della East Coast.
E’ vero, i temi sono gli stessi di tanto cinema alleniano ma è l’occhio nuovo con cui vengono visti a colpire, una leggerezza (di forma e di sostanza) che ricopre tutto: questa volta il delitto ha il suo castigo, questa volta il destino riserva una giusta risposta, questa volta non sono pessimismo e cinismo a vincere.
Con Irrational Man Allen torna a compiere un piccolo miracolo, avvolgendo tutto in una forma snella, facendo della casualità il tema forte attorno a cui ruota il film. Scrittura sempre di alto livello, riprese avvolgenti, attori in stato di grazia (un Joaquin Phoenix ingrassato e strepitoso e una Emma Stone eterea e ispirata), il film è una piccola perla, di quelle che Allen non sfornava da anni.
Anche questa volta, una serie di fatti accidentali dettano le conseguenze della vita e della morte. E non è un mistero che Allen abbia confessato di credere molto “nella casualità senza senso dell’esistenza”.
“Tutti noi viviamo soggetti ad una fragile contingenza di vita. Sapete, serve soltanto una svolta sbagliata per strada…” una battuta che è una vera dichiarazione di poetica a cui nulla c’è da aggiungere.
Il percorso degli eventi di questo film è simile a quello già tracciato in Match Point (ma con uno scarto decisivo).
La storia dell’uomo irrazionale di Woody, professore di filosofia nichilista e disilluso, può insegnarci molto, può dirci che nella vita (che è commedia e tragedia insieme) è sempre l’ironia della sorte a condurre la mano del gioco. Ma proprio per questo, il mondo è davvero (in qualche caso) in grado di prendere la strada più giusta, magari passando attraverso quelle “lezioni dolorose” che, come dice la protagonista femminile, non si possono imparare dai libri.

Elena Bartoni
 

 


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